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Lampedusa, isola dell’accoglienza.

Arriviamo a casa di Giuseppe, malato terminale in sedia a rotelle, verso metà pomeriggio. Fuori il sole è ancora caldissimo, ma il salotto in cui siamo introdotti è fresco e profuma di pulito.

Anche la moglie di Giuseppe è malata, e si muove a fatica per farci spazio mentre viene sistemata la sedia portantina. La prima cosa che però Giuseppe ha premura di chiedere è: “siete sicuri che non ci siano sbarchi oggi? Perché io non voglio passare avanti a chi ha bisogno”.

No, oggi non ci sono sbarchi e possiamo quindi accompagnare questo ex pescatore fino al molo, a salutare la sua barca, Lisa, come la moglie.

La neonata Misericordia di Lampedusa si occupa di servizi sociali e sanitari, come il trasporto dei malati o degli anziani, l’accompagnamento negli ambulatori presenti sull’isola o per visite che le persone non sarebbero in grado fare autonomamente. Riesce a farlo grazie all’impegno dei suoi ottanta iscritti e dei volontari che si danno il cambio su quest’ultimo ultimo lembo di territorio italiano prima della costa africana.

La Misericordia di Lampedusa, insieme ad altri soggetti (fra cui la Guardia Costiera, la Guardia di Finanza, le forze di polizia e della Marina Militare, varie ONG, la Misericordia di Capo Rizzuto, la Croce Rossa, i medici dell’Azienda sanitaria, solo per citarne alcuni) partecipa inoltre alle attività di primo soccorso e assistenza durante gli sbarchi.

Per la sua posizione al confine sud dell’Europa, Lampedusa negli ultimi vent’anni è infatti divenuta una delle principali mete dei migranti (africani, ma non solo) che, soprattuto nei mesi estivi, partono dalla Libia o dalla Tunisia.

Anche il 20 Agosto, su un molo incandescente, arrivano intorno a mezzogiorno due motovedette che trasportano un totale di 123 persone.

Molti sono giovani, o giovanissimi, tutti sono stremati, alcuni fanno fatica a camminare, ma chi di sbarchi ne ha esperienza dice che questa è una buona giornata: non ci sono malati gravi e l’ambulanza fa un solo viaggio all’ospedale.

Dopo un primo screening medico i migranti vengono rifocillati e accompagnati al pullman che li condurrà al centro di accoglienza nell’entroterra.

In noi volontari della Misericordia, mentre ripuliamo il molo, la sensazione di aver vissuto un’esperienza che, sebbene difficile, potrà aiutarci a comprendere meglio il senso della parola accoglienza, come disponibilità verso l’altro e come possibilità offerta a noi stessi.

L’insegnamento più prezioso ricevuto su quest’isola, anche per chi già conosce il valore del volontariato, è quello che sanno regalare i suoi abitanti, che da tanti anni ormai, senza clamori, aprono le porte e il cuore a chi ha bisogno.

                                                                                                                                                                                        Serena L.